Adrian Paci
Nuvole

Scicli, SEM
maggio 2014

Inside the Circle
Daniele Capra




Una donna, un cavallo, un recinto. È costruito su questi elementi il video di Adrian Paci Inside the Circle, realizzato in seguito ad un periodo di permanenza a Rave, residenza per artisti nella campagna friulana presso cui vivono animali sottratti all’industria alimentare. L’opera, realizzata in un raffinato bianco e nero (ad eccetto di una breve sequenza in cui sono inquadrati i protagonisti fuori fuoco), inscena in modo simbolico i rapporti tra uomo ed animale, ed è inoltre metafora delle relazioni di potere e seduzione tra elemento femminile e maschile.

Il video si apre con le immagini di un cavallo bianco, immobile e di grande eleganza, collocato all’interno di un recinto rotondo. La sua bellezza lo rende regale, quasi altero, benché non libero di poter andare ovunque. È forte il richiamo iconografico ai bestiari medievali e alle rappresentazioni in cui si favoleggia l’esistenza di animali esotici o immaginari (come ad esempio nel celebre ciclo di arazzi fiamminghi La dama e l’unicorno conservati al Metropolitan Museum di New York) la cui esistenza non è invece altro che la proiezione dell’immaginazione e del nostro inconscio più profondo.

Entra nell’inquadratura una ragazza. È nuda, esattamente come il cavallo, ha i capelli neri e lunghi, i seni rotondi. Sembra una delle ricorrenti rappresentazioni di Eva realizzate da Cranach il Giovane: bella e pura, sembra giacere in un limbo atemporale dentro lo steccato protetto del paradiso, come la donna biblica in attesa di scoprire la tentazione ed il peccato. Ma quella donna ha in mano una corda, che indica in modo lampante la sua tendenza all’azione e forse anche il potere che lei è in grado di esercitare. Dopo aver atteso che il cavallo si avvicinasse e averlo accarezzato, la giovane, infatti, con piccoli gesti, spinge l’animale a muoversi ed inizia a farlo correre all’interno del recinto, alternando senso orario e antiorario. La donna lo segue con il proprio corpo, come in una danza in cui due compagni di ballo si seguono, sfiorandosi a distanza con lo sguardo.

Si intrecciano nelle inquadrature i profili degli zoccoli del cavallo e dei piedi scalzi della donna, in una condizione in cui si percepisce tanto la naturalezza di essere uno di fronte all’altro nudi, quanto il possibile elemento di pericolo dovuto alla smisurata sproporzione tra le forze in campo. Ma piccoli schiocchi fatti con la lingua bastano a far cambiare direzione al quadrupede; un fischio ed esso si ferma, acconsentendo a seguire le richieste della donna dai lunghi capelli, che riesce a farsi accettare come capobranco, a controllare e gestire la forza esplosiva nascosta sotto la pelle tesa del cavallo. E poi, come quando in un ballo la musica finisce, la ragazza ed il cavallo si ritrovano, uno di fronte all’altro, fermi a guardarsi negli occhi.

Inside the Circle – che inscena metaforicamente anche il contrasto tra la bellezza della donna, centripeta per lo sguardo e l’eros, e la potenza virile, sorprendente ma dispersiva – mostra così come sia possibile instaurare una relazione tra uomo ed animale utilizzando il corpo ed il suo codice arcaico. Che è allo stesso tempo poetico, inaspettatamente, nell’essere primitivo e prelinguistico.