#painting. about, around & within

Johanna Binder, Manuele Cerutti, Matteo Fato, Tiziano Martini, Jochen Mühlenbrink, Valerio Nicolai, Andreas Plum

Venezia, Galleria Upp
maggio ― settembre 2014

Je peinse, donc je suis
Daniele Capra




Non c’è niente di più amato ed odiato della pittura, ed è essenziale non prestare più di tanto orecchio all’insanabile dicotomia tra i sostenitori e i detrattori del medium che ha alimentato inutili fiumi di inchiostro.

Se è infatti amata perché elemento che agisce in continuità e progressione con la tradizione, vivendo grazie alle continue fioriture dai rami di un albero millenario le cui fronde non somigliano in nulla al fusto, essa è anche disciplina trattata con malcelato disprezzo, a tal punto da essere considerata un episodio ormai chiuso, infertile e che si è stanchi di (ri)vedere. Tanto più perchè, tra molte diffidenza, frequentemente il mondo accademico richiede, all’artista che usa esclusivamente la pittura, di saper argomentare tale scelta con una forza ed una coerenza sconosciuta a chi adopera altre forme espressive: il pittore deve cioè spesso argomentare non solo le proprie opere ma anche il fatto di aver scelto tale mezzo.
Si pensi inoltre, all’insulsa vulgata che la vuole il medium in sè abbandonato o recuperato da parte degli artisti, e in cui si sono confusi i piani della critica con quelli fenomenologici: è la critica e l’attenzione degli esperti (cioè la moda intellettuale, o, se si preferisce una lettura più politica, il pensiero dominante in grado di monopolizzare il dibattito) a guardare verso la pittura o, al contrario, ad ignorarla volgendo lo sguardo altrove. Ma gli artisti, con differenti gradi di consapevolezza, non hanno mai smesso di praticare la disciplina, anche come semplice prodromo transitorio a ricerche che conducono ad altri lidi e ad altre discipline.

Fortunatamente i nostri anni sono maturi non solo per capovolgere il preconcetto che la pittura sia passatista o conservatrice, al contrario degli altri media, ma per affermare come l’adozione di un particolare mezzo espressivo non è in sé garanzia di nulla, tantomeno di qualità o di una supposta contemporaneità. È cioè solo il linguaggio ed il contenuto – e non ideologicamente il supporto che lo veicola – a dover essere presi in considerazione. Il resto sono chiacchiere da bar sport dell’arte contemporanea.

La pittura infatti, in maniera inequivocabile, è. Ed esiste, anche se noi non la guardiamo o se non c’è la luce sufficiente per renderla visibile ai nostri occhi. Le sue ragioni giacciono nella pratica quotidiana degli artisti, nel «nulla dies sine linea» che Plinio attribuisce ad Apelle, ossia nel suo raccontare non solo il mondo (tutto ciò che è altro da essa), ma anche il sé, nell’intimità dove giacciono le ragioni del proprio esistere, declinate nel lavoro giorno dopo giorno.

Una nuova generazione di artisti ha fatto propria tale istanza argomentativa che veniva rivendicata con forza già in Documenta6 del 1977, in cui una sezione era intelligentemente intitolata «pittura come tema della pittura». I lavori di #painting. about, around & within che dimostrano infatti come sia necessario, nella pratica contemporanea, sviluppare la propria ricerca anche come un racconto, una meta-narrazione che sia in grado di spiegare ed argomentare all’osservatore le ragioni – intime, ideali ed espressive – della propria esistenza all’interno di un dibattito ontologico sulle proprie ragioni d’essere. Le continue e polistilistiche evoluzioni, visive e concettuali, l’inesausta sperimentazione linguistica, nascono infatti dalla necessità di fornire all’homo videns possibilità interpretative poli-causali, poli-foniche, in cui la frammentazione sperimentale non fa altro che aggiungere infiniti addendi ai propri argomenti.

Ad essere raccolte, nella mostra, sono opere che partono da o sviluppano un approccio meta-pittorico a partire dagli aspetti strutturali del dipinto, fino al soggetto stesso della rappresentazione. Sono quindi un microcosmo che non manca di niente, comprese le regole proprio esistere, o di quella che potremmo impropriamente chiamare le funzioni sociali.

#painting. about, around & within testimonia le sfide che la pittura stessa rilancia, attraverso le possibilità di spiegarsi che essa stessa possiede, indagando senza limite la propria natura polimorfica. In maniera multipla e polifonica, je peinse donc je suis [*].




Johanna Binder
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Manuele Cerutti
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Matteo Fato
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Tiziano Martini
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Andreas Plum
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Valerio Nicolai
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Jochen Mühlenbrink
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[*] Il titolo del testo è una deformazione del cartesiano «je pense donc je suis» («penso, quindi sono») in «dipingo, quindi sono».