Categoria: arte

Che vadano a farsi fottere dvd e codec

Devo ammettere che codec e dvd non sono il mio pane quotidiano. Ciononostante, da modesto utilizzatore di dvd (sia al computer che da tavolo), mi sono trovato spesso nei casini per incompatibilità di formato, di codec, disco, di lettore, di cavi e di quanto sia immaginabile dal più fantasioso dei geni del male. Dovrebbe essere tecnologia che ci facilita la vita e tutto dovrebbe funzionare perfettamente come capita con il frigo o la lavatrice. Ma non è così, ahimè.
Il tutto è arrivato qualche giorno fa alla completa follia quando un lettore dvd mi ha fatto scordare di essere ateo regalandomi il brivido di bestemmiare con tutti i santi dell’empireo celeste. Non trasmetteva il segnale dall’uscita video, per ragioni a me – ma anche agli amici che ho interpellato – sconosciute
Ora sono sicuro che quando andrò al negozio per mandarlo in assistenza rideranno, perché magari è una configurazione che è saltata o non so quale altra cosa. fatto sta che ho perso un sacco di tempo per fare una cosa che andava fatta in mezz’oretta. Ma ne abbiamo veramente bisogno di questa tecnologia inaffidabile della quale bisogna pure prendersi cura?

Sgarbi soprintendente congelato

Alla fine l’hanno congelato, come le patate, la pizza o il minestrone. Sì, perché il Ministrino della Cultura della nostra cara Italietta vuole proprio il menestrello ferrarese alla Soprintendenza di Venezia. Ma la ciambella non gli è venuta con il buco, essendo lui un pasticcere modesto e avvezzo essenzialmente ai buchi nell’acqua.
Fatto sta che la Corte dei Conti ha bocciato la nomina di Sgarbi, il quale ha pensato bene di andarsene in ferie, spiegando però di obbedire “come un soldato, in assoluta sintonia con il ministero”. “Sarà un po’ una sofferenza – prosegue Sgarbone – perché la parola ferie non mi appartiene, ma non vedo l’ora di tornare”.
E intanto al suo posto è stata messa pro tempore Annamaria Spiazzi, in attesa che il Mibac avvii nuove procedure. Un pezzo di cabaret la dichiarazione di Bondi: “Anche in caso di concorso vincerebbe comunque lui”. Alla faccia della correttezza istituzionale e del rispetto degli altri candidati.
Caro Sandro, la prego, non si occupi di cultura. La preferiamo di gran lunga quando scrive poesie per Berlusconi.

Marc Augé, la Padania e l’arte concettuale

Vivo in Padania. Padania dovrebbe essere sostanzialmente un espressione geografica, non dissimile da quella che gli antichi Romani chiamavano Gallia Cisalpina. In realtà è ben altro. E’ un invenzione politica, poiché non vi sono che pochi elementi paesaggistici, culturali, linguistici ed antropologici che accomunano tutte le persone che qui abitano (non esiste ad esempio una lingua, e stesso discorso si può dire per le tradizioni o per la cucina). E’ un posto che sta nella terra di Utopia, un luogo immaginario che riempie più le lingue che le idee.
Ma soprattutto la Padania è un nonluogo. Secondo Marc Augé – copio ed incollo da Wikipedia – i nonluoghi “sono spazi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare in relazione, sospinti dal desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni quotidiane o come porta di accesso ad un cambiamento, sia reale che simbolico”. I nonluoghi sono prodotti della società “della surmodernità”, incapace di integrare ed assorbire le valenze dei luoghi storici, che vengono invece banalizzati e circoscritti.
La Padania insomma, al massimo può essere il giornale pieno delle amene cazzate dei leader del Carroccio. I nonluoghi, infatti, hanno la prerogativa di “non essere identitari, relazionali e storici, in contrapposizione ai luoghi antropologici”. E qui, dall’ampolla a tutti i riti celtici da sagra della stuipidità, per darcela a bere la storia se la sono dovuti inventare.
Mammia che spiazzamento. E che artisti quella della Lega. Ora ho capito tutto: la Padania è un’opera concettuale. Me l’hanno proprio fatta sotto il naso.

Cattelan, Hitler e Milano mangiata dai vermi

Ogni volta in cui Maurizione Cattelan fa qualcosa a Milano succede una polemica.
Qualche anno fa era capitato con i bambini impiccati e l’anziano che si era ferito nel tentativo di segare i rami d’albero a cui erano appesi i tre pupazzi. Ora invece l’artista padovano è vittima della censura preventiva dei funzionari che guai a prendersi una responsabilità, dei soliti politici benpensanti, ma anche della comunità ebraica che non vede di buon occhio i manifesti con Him, il piccolo Hitlerino che prega (e francamente non si capisce perché questa, che non è certo un’opera nazista, debba obbligatoriamente essere considerata offensiva o poco rispettosa). E settimana scorsa era stata polemica anche per le altre opere, come hanno ampiamente riferito i giornali.
Ad impressionare è il livello di moralismo e di provincialità che assedia la città e la classe produttiva, di funzionari e politici che una volta era la spina dorsale della “capitale morale” d’Italia. La città non solo ha difficoltà a produrre eventi culturali di spessore, ma non è nemmeno in grado di gestire l’esistente, il già visto, come sono le opere di Cattelan.
Milano è lo specchio fedele della decadenza culturale che ci attanaglia, quella per capirci che è si è generata e riprodotta dagli anni Ottanta in poi nel nostro Paese. Il resto sono solo tentativi di mostrare cose fashion per nascondere i vermi che si sono mangiati tutto il formaggio.

Michelangelo intimo merita una mostra?

Si è fatto nei giorni scorsi un gran parlare nelle pagine culturali dei giornali della mostra senese con le carte private di Michelangelo (la mostra si intitola La vita di Michelangelo. Carte, poesie, lettere e disegni autografi). Si tratta di una mostra che analizza il lato intimo, non pubblico, e non necessariamente in relazione con la sua ricerca artistica.
Di Michelangelo infatti in mostra il visitatore trova le sue corrispondenze con amici e familiari, con l’aggiunta di qualche disegno. Materiale cioè di una certa complessità biografica e probabilmente destinato ai soli esperti, dato che il grande pubblico difficilmente ha il grado di conoscenza tale per inerpicarsi nel terreno in cui si avventurano storici e addetti ai lavori.
Cui prodest? A mio avviso una mostra di questo tipo non andava fatta e sarebbe bastato un bel libro. Nella pratica si vende il nome “Michelangelo” senza poi preoccuparsi che il prodotto sia realmente formidabile e a portata del pubblico. Avrei invece preferito opere o solo disegni, magari con un punto di vista forte su uno dei più grandi artisti della storia. Invece sono solo soldi buttati per fare una mostra sulla coda lunga del mito.

A Nitsch “il sanguinario” negata la cittadinanza onoraria

E’ il solito papocchio all’italiana, e come sempre facciamo la figura dei deficienti. La trama in sintesi è questa.
In occasione dell’Asolo Art Film Festival viene organizzata nella cittadina trevigiana una mostra di Hermann Nitsch, annunciata alla stampa a luglio. Qualche giorno prima dell’inaugurazione della mostra il sindaco propone ed ottiene in giunta il conferimento della cittadinanza onoraria all’artista austriaco, che tra l’altro è spesso ospite ad Asolo in occasione dei suoi viaggi.
La settimana della vernice compaiono però in città manifesti contro Nitsch e scoppia la polemica sull’autore, fomentata dagli animalisti, mentre i soliti geni della Lega – al governo in città in coalizione – scoprono allora il tipo di arte che fa l’arzillo e barbuto vecchietto. In consiglio comunale si scopre allora che sono tutti contrari a dare il titolo al “sanguinario” Hermann (anche quelli di sinistra ovviamente), così per qualche giorno il sindaco traballa finché è costretto a fare marcia indietro.
In questo frangente politico la piazza, vera pancia della Lega, ha sempre ragione (e non solo al nord e nella politica locale), anche quando a battere i pugni sul tavolo sono i soliti animalisti oltranzisti ed ignoranti. La sinistra, anche nel piccolo di un comune come Asolo, perde ancora l’ennesima occasione per dire morettianamente qualcosa di sinistra.
Come sempre c’è da vergognarsi. Anche perché la mostra che avrebbe dovuto celebrare il grande Nitsch è piuttosto mediocre. Evviva.

La Biennale sarà Carol Rama e padiglioni regionali?

Ieri il commissario Vittorio Sgarbi ha anticipato quello che potrebbe essere il suo padiglione italiano. La scelta, come sempre capita con lui, è assolutamente inaspettata e fuori di ogni logica che non sia quella della follia momentanea di un arteriosclerotico precoce. Sgarbi infatti ha espresso in una conferenza stampa che vuole una Biennale con due progetti: una personale di Carol Rama, con lavori dell’ultimo decennio dell’artista, ed una sezione a base regionale.
Se così fosse sarebbe l’ennesima occasione buttata al vento. E’ infatti inaudito che, con tutti i giovani e i maturi artisti italiani che avrebbero bisogno di visibilità internazionale e di conferma critica, lui voglia dare attenzione ad un’artista assolutamente brava ma che ormai non ha più la possibilità di incidere sul nostro tempo. Carol Rama è storia storicizzata, come testimonia il suo Leone d’Oro alla carriera del 2004.
Per quanto riguarda la presenza regionale devo dire che ricorda molto l’agroalimentare, settore in cui noi italiani stiamo diventando maestri. Evidentemente per Sgarbi l’arte è frutto del territorio, come il vino, i formaggi o gli insaccati di maiale. Oink oink.

Sgarbi, la Pornostar e la Vecchia

Sì lo so, il titolo è fuorviante. Non stiamo parlando di film spingi-spingi per gerontofili incalliti, cosa che sarebbe tra l’altro ben più interessante e dignitosa (ve la immaginereste una produzione internescional Mr.Vittorio, a pornstar and the granny?).
Ci riferiamo invece ad un sopraintendente vulcanico nella sua caligoliana follia, che – alla ricerca della costante visibilità tanto quanto un eroinomane della polvere da iniettarsi – non trova di meglio da fare che invitare una pornostar alla vernice di una mostra (per fare “un tableau vivant”, come lui stesso ha spiegato). E che per di più si fa fotografare con lei ed il ritratto della vecchia del Giorgione, sproloquiando di come questo sia un buon modo per attirare persone a vedere l’esposizione (leggete qui). Cioè la gente verrebbe al museo per vedere la pettoruta boccadirosa piazzata a fianco uno dei capolavori dell’arte di tutti i tempi.
Chapeau, Vittorio. Sei proprio un genio. Quand’è che ti ispiri pure a Piero Manzoni e ci fai vedere una bella merda di soprintendente?