Agosto, lavoro mio come ti conosco

Una volta l’agosto coincideva con il vuoto delle città. Fabbriche ed uffici chiusi o aperti per graziadiddìo, ospedali ridotti al minimo, traffico nelle città inesistente.

Ora, progressivamente, tutto questo non capita più. Un po’ perché il modello produttivo sta cambiando, un po’ perché i luoghi stanno vivendo un trapasso antropologico, ed ovviamente la crisi economica. Incontro sempre più spesso persone che lavorano ad agosto, la maggior parte per necessità, qualcuno per snobismo intellettuale. Non so se sia un bene o un male. Spero solo che qualche auto di meno la canicola ci permettano di prendere tutto con calma caraibica.

Povere donne

Trattate male dagli uomini, violentate dagli sconosciuti, mercificate dalla moda, banalizzate dai politici. Povere donne italiane! Ci mancavano solo le offese dei preti e dei cattolici, che considerano l’altra metà del cielo alla stregua delle puttane nello sventurato caso in cui non potessero far fronte alla propria maternità. Non c’è altro da dire sulla Ru486 che finalmente potrà essere usata anche nel nostro paese.
Donna, partorirai con dolore, ma dovrai sanguinare per tutta la vita se dovessi opporti alla natura che ti impone di essere madre contro il tuo volere.
Che inciviltà!

Abbracciamoci

Ieri pomeriggio i Gao Brothers hanno invitato le persone che abitano o che passano per Hong Kong a ritrovarsi di fronte all’Arts Centre per abbracciarsi. Un’azione civile, liberatoria, intelligente (forse non nuova ma cosa ce ne importa?), per esprimere silenziosamente un po’ di quel dissenso che la Cina ed il suo governo fanno finta di non vedere. Vorrei esserci stato, per abbracciare a caso qualcuno qualcuno con gli occhi a mandorla che la pensa come me.

Certo niente di tutto ciò cambierà il mondo. La storia, come diceva il buon Carletto Marx, si fa sull’economia. Tutto il resto serve a sognare. Ogni tanto però è bello chiudere gli occhi…

Pubblica maledizione

Ieri sera ho cenato con una gallerista straniera. Un serata simpatica, coi bambini che correvano per casa. Come sempre abbiamo parlato dell’Italia e della difficoltà di lavorare nel nostro paese, specialmente interfacciandosi con il settore pubblico. Persone vecchie, scarsamente motivate, leggi fatte per mettere il bastone fra le ruote al buon senso e a chi è operoso, comportamenti familistici se non mafiosi. Per fortuna si trovano invece persone eccezionali disposte a farsi il culo, grazie alle quali qualcosa si muove. Ed è una fortuna incontrarle.
Non so però se questo ci salverà. Musica, arte, ricerca scientifica, spettacolo. Penso che il nostro sistema culturale sia oramai destinato al declino…

Contro Venezia

Il ministro Brunetta si è scagliato in un’intervista al Corriere contro la gestione della città di Venezia, città “mercificata e svenduta da una classe dirigente […] rinunciando a qualsiasi progettualità per il futuro”. Se i toni paiono forse esagerati (ma si sa, come cantava De Andrè, la vicinanza cuore-bucodelculo può essere nefasta), per certi aspetti la sua analisi può essere condivisa.
Venezia infatti è ormai in mano ai turisti e ai bottegai che di questi approfittano. La città è un salasso continuo e non si vede un futuro se non nell’essere Disneyland d’acqua. Possibile che i suoi abitanti ed una classe politica troppo interessata a mantenere lo status quo abbia bloccato la città solo alla celebrazione dei suoi fasti passati?
Vorrei la metro a Venezia. Vorrei che la gente tornasse ad abitarci. Vorrei che la città non fosse solo un bellissimo e atipico centro commerciale da turisti sudati e tartassati.
Venezia è senza auto. E’cioè la città più moderna del mondo. Perché lasciarla morire nei suoi cliché? Nelle sue lune fradice di romanticismo? Ah, W i futuristi…

Una vittima della crisi

In un laconico comunicato stampa inviato qualche ora fa, la Fondazione Musei Civici di Venezia ha reso noto che, dopo il dietrofront della Regione Veneto a sostenere la mostra che avrebbe dovuto celebrare i cento anni dal Manifesto Futurista (i soldi sembra siano destinati agli indennizzi per gli straordinari fenomeni meteorologici del mese di luglio), l’istituzione lagunare “pur rammaricandosi dell’opportunità perduta, del lavoro scientifico e organizzativo vanificato e del danno culturale ed economico per la città, ritiene di non potersi assumere interamente i rischi di un’impresa di portata internazionale”. Detto in soldoni: non possiamo permettercelo.
Insomma, checché ne dica il Cavaliere coi tacchi a spillo, la crisi c’è e le mostre vengono segate perché i fondi agli enti locali scarseggiano. Ma è veramente un’occasione mancata o alla fine è meglio così? Capisco l’aspetto turistico e l’impegno ed il lavoro delle persone. Ma a livello di opportunità ci serviva un ennesimo mostra sul Futurismo? O piuttosto bisognava evitare di fare le cento iniziative espositive sul movimento – una per ogni campanile – che si sono registrate in tutto il nostro territorio nell’ultimo anno? Quanti soldi sprecati per una mancanza di coordinazione a livello nazionale, quando bastavo un paio di mostre valore! Ricordate ad esempio Futurismo & Futurismi curata da Pontus Hulten a Palazzo Grassi?
Come girano le mie balle plastiche

Le sconcerie dell'epicureo

Non mi interessa se Berlusconi tradisce la moglie, se va a puttane o a trans, se fa il piglianculo o tutto quello che la sua infinita fantasia, la prostata e il Viagra gli concedono. Non è questa la sconceria: lui è un uomo libero – non giova qui dire grazie a quali astuzie – e può fare ciò che più gli aggrada.
Il vero problema è che tutto questo venga fatto comportando spese a carico dei cittadini o, molto peggio, danneggiando la credibilità del nostro Paese o delle nostre istituzioni. Invece pare di scoprire un’Italia attenta più alle persone con cui il Cavaliere si accompagna che alla sua storia personale e giudiziaria. Alla sua altezzosa volgarità si reagisce col moralismo. Maddai, vergogniamoci!
Silvio, la prego, da buon epicureo quale lei è, viva nascosto. Anzi se proprio non vuole più farsi vedere…

Bei progetti & pugnette

Padiglione australiano, l’artista è Shaun Gladwell. Il suo progetto (qui si può scaricare la brouchure), annunciato dai visitatori già dall’esterno da una moto nera conficcata nelle pareti e da una potente automobile fuoristrada, è meraviglioso. Video che si srotolano con una naturalezza nel paesaggio desertico. La sua presenza che fa da contrappunto poetico, sia nella ricerca di libertà quando sopra l’auto spalanca le braccia al cielo, che nella danza rituale con cui fa attraversare la strada ai canguri investiti dai tir, realizzando l’ultima volontà dell’animale volante. E poi tutto, senza essere patinato, è veramente figo e sviluppato con un linguaggio al passo coi tempi. Chapeau.
Che tristezza se penso che noi italiani, nel nostro padiglione, intanto continuiamo pretestuosamente a farci le pugnette sul Futurismo…