Il leone avaro

Il negozio dell’Olivetti di Piazza San Marco, progettato da Carlo Scarpa alla fine degli Anni Cinquanta tornerà allo stato originale. Quella perla, di proprietà delle Assicurazioni Generali, era infatti data in affitto dalle stesse ricchissime assicurazioni ad uno squallido venditore di vere cazzabubbole di Murano, che tra l’altro lo aveva adattato alle proprie esigenze. Ma si sa, i soldi della pigione non dispiacciono a nessuno, figurarsi al Leone di Trieste gnam gnam. E poi, chissenefrega se la bellezza e la qualità architettonica!
Ora il locale è stato dato alla cura del FAI, in comodato gratuito. È già buono, ok. Ma perché no una donazione? Non sia mai che il panciuto Leone condivida il suo pranzetto…

Paura di chiudere

Sto curando una mostra, assieme ad una cara amica. Una di quelle vecchie maniera fatte a partire da alcune idee, e in cui un punto vista, una visione, un concetti, vengono corroborati e testimoniati dal lavoro di alcuni artisti. È sostanzialmente una prova di natura intellettuale, quanto meno fino a quando le difficoltà pratiche ti impongono di soprassedere ad ogni velleità perché è necessario chiudere sul concept e lavorare su logistica, allestimento e tutto il resto.
Non sai mai quando chiudere veramente, però. Se l’ultima propaggine di idea sia l’intuizione che mancava o la cazzata da evitare. Non sai mai se realmente si finisce di chiudere, nel senso che spesso, sulle stesse idee, si fanno più mostre. Si sa, i curatori, difficilmente autoironici, si prendono molto sul serio. Aiuto.

Povero Mastella

Povero Mastella. Da deputato europeo riceverà solo 295 € di rimborso al giorno, oltre agli emolumenti (che da questa legislatura non sono più parametrati a quelli dei singoli paesi), alle spese generali, di segreteria e ai rimborsi dei viaggi. “Una miseria”, come ha detto. Non vorrei essere nei tuoi panni, caro Clemente.
Tra l’altro ho voluto guardare su Booking.com e ho trovato che un quattro stelle costa in centro a Bruxelles o a Strasburgo tra i 100 ed i 200 €. Il che vuol dire che ne rimangono oltre un centinaio per mangiare. Se proprio non ti bastano, caro Clemente, approfitta della continental breakfast del mattino e fai abbondante solo la cena. Se tiri la cinghia a pranzo con un’insalatona, puoi evitare pure l’abbiocco digestivo e mi sei più efficiente, Dimenticavo: il caffè te lo offro io, con abbondante Guttalax.

artistar

Il giorno dell’inaugurazione del Padiglione inglese Steve McQueen era attorniato da un folla di giornalisti, fotografi e cineoperatori. Una massa vociante che strideva contro la faccia seriosa da intellettuale di colore incazzato e look alla Spyke Lee dell’artista chiamato a rappresentare il Regno Unito. Non so cosa abbia pensato McQueen, ma di sicuro ha ricevuto lo stesso trattamento riservato ad una star. E infatti, solo per prenotare la visita – e non per vedere – c’era la coda. D’altronde i sudditi della Regina, assieme ai cugini Americani, sono abituati a fare le code per le grandi occasione mediatiche (e commerciali), dall’uscita del nuovo Ipod o di Harry Potter al concerto dell’idolo di turno: una umanità in fila.
Sensazione finale? Sentirsi ridicoli, tanto più perché, dopo averlo visto, il progetto non convince. E pare che abbiano proprio voluto costruire un evento piuttosto che badare alla sostanza.
C’era una grande coda anche nel 2001 per Schneider era tutta altra cosa…
Fanculo l’artistar!

Venti euri a Pinault

Venti euri. È questo che si paga per vedere la magnifica collezione di arte contemporanea di François Pinault nelle due sedi veneziane di Palazzo Grassi e della meravigliosa Punta della Dogana. E per fortuna che musealmente la città sarebbe sguarnitissima sul contemporaneo, se si eccettua il Guggenheim, e le mostre temporanee.
Eppure quella cifra pare troppo elevata. Troppo elevata per i visitatori che a Venezia vengono continuamente seviziati e taglieggiati (il traghetto costa come un taxi, un’aranciata come un bicchiere di Barolo), troppo elevata per le benedizioni di Cacciari che ha smesso di fare l’intellettuale di sinistra e ha incominciato a fare invece il sindaco che fa i conti con la realtà, scordandosi che Monsieur Pinault, più di un mecenate, è un lucidissimo imprenditore.
Vabbeh, intanto paghiamo, la bellezzaa costa. Ma qualche euro in meno si poteva fare, no?

La copia del morto affogato

Come riferisce Exibart, la piscina col morto che Elmgreen & Dragset hanno presentato alla Biennale era già stata ideata e mostrata da Robert Gligorov alla Galleria Giarina di Verona. Non so se la coppia nordica fosse a conoscenza dell’opera dell’artista macedone – sinceramente ne dubito – fatto sta che il loro lavoro è nei fatti uguale, sebbene concettualmente vi siano delle differenze (come testimonia il titolo). Ma il coup de théâtre, centrale in questo tipo di lavoro, è lo stesso, e questo basterebbe per dire che l’opera è una copia.
Ammettiamo però che il duo conoscesse il lavoro di Gligorov. Ma sarebbe effettivamente uno scandalo? Oppure al massimo una dimostrazione di scarsa fantasia? Ho difficoltà ad immaginare che la creazione sia sempre originale, ex nihilo, e in fin dei conti più che una scopiazzatura mi parrebbe un’occasione mancata…

W il nucleare!

Oggi pomeriggio il Senato ha approvato il Disegno di Legge sullo sviluppo che contiene al suo interno una serie di provvedimenti per riportare l’energia nucleare nel Bel Paese. Ottimo, era quello che ci voleva. D’altro canto il nostro è un paese in cui sarà facile mettersi d’accordo su dove mettere la centrale e le scorie da conservare. E poi chissenefrega di quello che hanno votato gli italiani al referendum! Mettiamo Raul Bova, il Gabibbo e le Veline per televisione a fare uno spot ed il gioco è fatto. Per i soliti tignosi scassaminchie di sinistra facciamo un talk show con Chicco Testa ed Alba Parietti che raccontano quanto siano indecisi su dove andare quest’estate: Capalbio o Chernobyl?

Siamo in due

L’enciclica di Ratzinger Caritas in veritate parla anche di etica del mercato e spiega come le dinamiche della globalizzazione abbiano portato “la riduzione delle reti di sicurezza sociale in cambio della ricerca di maggiori vantaggi competitivi […], con grave pericolo per i diritti dei lavoratori, per i diritti fondamentali dell’uomo e per la solidarietà attuata nelle tradizionali forme dello Stato sociale”.
Cazzo, pensavo di essere rimasto l’ultimo marxista in Italia!