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Florilegio

Florilegio
Francesca De Pieri, Sabrina Notturno

Casier (I), PArCo Foundation
giugno ― luglio 2018

Florilegio
Daniele Capra




Vi sono differenti modi per strutturare una mostra e scegliere le opere che ve ne fanno parte. Uno tra i più usati è quella della vicinanza tematica e concettuale: sono cioè le ragioni che hanno prodotto i lavori e i contenuti che essi esprimono a tenerli insieme facendone un tutt’uno. Un altro è quello delle affinità di ordine materiale, che spaziano dall’aver condiviso la medesima scuola all’impiego dello stesso strumento espressivo, come ad esempio la pittura, la fotografia o la performance. Ma ve ne è uno ulteriore, di derivazione letteraria, basato invece sulla rappresentatività e la significatività delle opere dell’autore selezionate rispetto alla globalità della sua produzione: si tratta del florilegio, ossia una scelta realizzata a favore del pubblico in modo di tracciare una sintesi, con margini di soggettività piuttosto elevati, in grado di evidenziare gli elementi di forza e di particolare valore. Florilegio deriva dal latino rinascimentale florilegium, parola ottenuta componendo flos, floris «fiore», e legĕre «cogliere», con l’idea di raccogliere e mettere insieme un insieme di elementi di particolare bellezza o intensità. Il sostantivo è un calco del greco ἀνϑολογία (anthologia), di cui ha la medesima accezione, e la prima testimonianza certa della sua presenza è del 1503, quando l’editore Aldo Manuzio pubblica a Venezia il Florilegium diversorum epigrammatum in septem libros.


Florilegio propone una selezione di lavori di Francesca De Pieri e Sabrina Notturno, scelti con un criterio di significatività rispetto alla recente produzione delle artiste. La modalità antologica realizza un campionamento all’interno della produzione e favorisce l’enucleazione dei temi iconografico-concettuali e degli approcci da parte di ciascuna artista, senza il rischio di dispersione su elementi secondari. Parallelamente questa formula favorisce un confronto più puntuale tra le due autrici mettendo in rilievo analogie e le numerose divergenze sia nel medium utilizzato che nella processualità.
Florilegio compie una ricognizione a partire dalla complessa sovrapposizione di accadimenti visivi che gli occhi registrano e di immagini che si creano nella mente con accostamenti dal gusto surreale. In particolare la mostra evidenzia come la stratificazione di immagini – sia grazie all’impiego della registrazione fotografica su supporto in resina, che per giustapposizione di visioni realizzate attraverso l’impiego del disegno di matrice figurativa – possa essere un ineguagliabile strumento di lettura della realtà.
De Pieri e Notturno hanno sviluppato nella loro pratica artistica due modalità differenti di costruzione dell’immagine, basata rispettivamente sul rimescolamento dei campionamenti realizzati attraverso la fotografia e sull’elaborazione di diversi leitmotiv visivi (come animali, boschi, strutture geometriche), che vengono successivamente ricomposti sulla superficie. Nel primo caso potremmo definire l’ordinamento come diacronico, con uno sviluppo quindi attraverso un prima ed un dopo visivo, che si concretizza giocoforza con una sovrapposizione, mentre nel secondo l’ordinamento è sincronico, cioè simultaneo e senza alcun sviluppo attraverso il tempo: tutto è evidentemente al presente indicativo.


Piante, alberi, fiori e ritagli di giardini o di paesaggio sono i soggetti privilegiati di Francesca De Pieri, che nella serie Sphere, compie una ricerca in cui vanno insieme immagine fotografica e scultura. L’artista assembla infatti le foto che lei stessa realizza organizzandole in layers che sono depositati su resina trasparente dalla forma semisferica. Grandi poco più di una decina di centimetri, tali calotte ricordano le palle di vetro con neve dall’ammaliante magia che hanno affascinato tanti bambini e tanti sognatori ad occhi aperti. Nonostante il soggetto naturale particolarmente icastico e la florida vivezza cromatica delle semisfere, le opere hanno una forte carica di intimità, dovuta alla dimensione ridotta dell’opera che spinge l’osservatore verso una visione da vicino, come si fa con un gioiello o un lattimo che si scopre brillare, all’improvviso, in un angolo dimenticato di una soffitta buia.


Le opere su carta e su vetro di Sabrina Notturno sono costruite a partire da visioni notturne, dall’impronta surrealista, in cui si mescolano boschi, paesaggi fantastici, costruzioni geometriche, treni a vapore, animali selvaggi quali cervi e stambecchi. Grazie ad un ritmo serrato, caratterizzato da un continuo rimando tra contesto e singoli soggetti, l’artista combina visivamente elementi eterogenei stratificandoli liberamente per semplice giustapposizione, senza alcuna costruzione narrativa o gerarchia rappresentativa. I lavori, in rigoroso bianco e nero, inducono l’osservatore ad un doppio processo di visione: ad una primo sguardo, rapido, in cui poter leggere gli elementi principali viene infatti naturale far seguire una lettura, più lunga ed analitica, con cui poter sviscerare i dettagli e coglierne l’onirica complessità. Come frequentemente capita di fare al momento del risveglio coi brandelli di sogno che si ricordano.