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Extracurricular activity

Extracurricular Activity

Matteo Attruia, Lorenza Boisi, Stefano Calligaro, Juan Carlos Ceci, Giallo Concialdi, Nebojša Despotović, Emilio Fantin, Luca Francesconi, Paolo Gonzato, Sabina Grasso, Alban Hajdinaj, Bruno Kladar, Kensuke Koike, Federico Maddalozzo, Pietro Mele, Valentina Miorandi, Nicola Ruben Montini, Giovanni Morbin, Ivan Moudov, Nicola Nunziata, Cesare Pietroiusti, Mark Požlep, Ornaghi-Prestinari, Laura Santamaria, Anna Scalfi, Michele Spanghero, Eugenia Vanni, Devis Venturelli, Asllan Zeneli

Padova, Superfluo
gennaio 2012

Vita d’artista
Daniele Capra




Extracurricular Activity indaga gli aspetti più sfacciatamente personali, intimi e contradditori del fare arte grazie al contributo di una trentina di artisti che hanno scelto, analizzato e raccontato una porzione della propria vita individuale, o messo in luce – con un’opera inedita – un lato sconosciuto della propria ricerca.

L’esposizione raccoglie i lavori di artisti che hanno condiviso l’idea di mettere in mostra ciò che generalmente è lontano dagli occhi del pubblico: non solo o non necessariamente opere, ma anche oggetti, libri, pagine di diario, video e musica che spiegano l’essenza di essere artista. Libero dall’incombenza di mostrare ciò che non deve essere esibito (l’opera per la galleria, il museo), l’artista può dire qualcosa di sé, senza le ansie o le pressioni per esporre un lavoro che sia riconoscibile e coerente con la propria poetica; può cioè realizzare quell’inconsapevole “autoritratto” cui nessuno aveva prestato attenzione.

Cosa si chiede infatti all’artista dei nostri giorni? Immagini, concetti o emozioni? Provocazioni per le masse o azioni di disturbo intellettuali per élites? Opere, testimonianze o reliquie? Corriva critica dell’esistente o sviluppo di un pensiero in grado di piegare il mondo senza piegarsi alla realtà?

Se per Giorgio Agamben contemporaneo è “colui che percepisce il buio del suo tempo come qualcosa che lo riguarda, e non cessa d’interpellarlo”, essere artista vuol dire essenzialmente accettare che gli infiniti tentativi per accendere la più flebile delle luci possano fallire senza che alcuno attorno si accorga nemmeno dello sforzo profuso nell’azione. L’artista è cioè colui che produce per vocazione, per spinta innata a fare qualcosa che resista al tempo, conscio che ogni volta in cui si arriva a mostrare qualcosa (in un evento espositivo, in un dibattito, con i colleghi, eccetera) avvenga un atto di esibizionismo: ci si fa vedere, compiacendosi per i muscoli e le cicatrici del proprio personale fight club artistico – costato ore di allenamento – come farebbe un pugile prima del combattimento. È questo quello che il mondo dell’arte vuole.

Extracurricular Activity è invece così una mostra non solo d’arte, ma di artisti. È una mostra in cui, in ultima istanza, gli artisti non espongono ma partecipano, poiché si richiede di fare quello che la professione non prevede. In questo modo l’arte visiva non è il principale contenuto, ma più prosaicamente il contenitore di relazioni, in una dinamica espansa che ricorda gli happening Fluxus.