ANIMA(L)RAVE

Regina José Galindo, Igor Grubić, Ivan Moudov, Adrian Paci, Diego Perrone, Tomás Saraceno

Codroipo (I), Villa Manin
febbraio ― marzo 2018

ANIMA(L)RAVE
Daniele Capra, Isabella e Tiziana Pers




Il progetto ANIMA(L)RAVE racconta la storia di RAVE East Village Artist Residency attraverso le opere prodotte in sette anni di attività da parte degli artisti ospitati nella residenza friulana. La mostra – curata da Daniele Capra, Isabella e Tiziana Pers – raccoglie per la prima volta a Villa Manin tutti i lavori svolti da Regina José Galindo, Igor Grubić, Ivan Moudov, Adrian Paci, Diego Perrone e Tomás Saraceno durante il periodo trascorso nel territorio del Friuli Venezia Giulia. La mostra prosegue inoltre al di fuori degli spazi della villa grazie al progetto multidisciplinare di Igor Grubić che prevede interventi sugli spazi pubblicitari dei cartelloni 6×3 delle principali città della regione.
RAVE East Village Artist Residency è un progetto artistico che si svolge nella campagna friulana dove, in grandi prati, vivono animali sottratti all’industria alimentare. Tale condizione di estrema libertà ha favorito lo sviluppo di un dialogo tra animali umani e non umani che ha messo gli artisti ospiti nella condizione di portare avanti la propria ricerca con uno spirito ed una sensibilità mai sperimentati prima. In quei luoghi si sono inoltre confrontati filosofi, scrittori, attivisti, giornalisti e critici d’arte, in percorsi interdisciplinari rivolti allo sguardo dell’assolutamente altro.


Regina José Galindo
Il vídeo La oveja negra (La pecora nera) documenta la performance realizzata da Regina José Galindo in cui l’artista è rimasta interrata con le braccia e le gambe, a carponi, tra una dozzina di pecore e agnelli salvati dal macello che vivono liberi con un’attivista sulle colline friulane, mentre i belati si sentivano per tutta la vallata. L’artista si è fatta in questo modo monumento vivente alla pecora nera, non solo in accezione autobiografica, ma anche in riferimento agli intellettuali dissidenti di ogni tempo e agli ultimi per eccellenza: gli animali. Nelle parole della critica Iara Boubnova: “La dedizione del sé e il sacrificio corporeo dell'artista alludono a pratiche sciamaniche, ma anche proseguono sulla traccia delle metodologie impiegate da Ana Mendieta e Marina Abramovic. La oveja negra è così un potente manifesto dell'alterità”. L’intera performance è stata trasmessa in diretta streaming al Museo Macro Testaccio, nelle architetture del grande ex mattatoio romano.


Igor Grubić
Do Animals…? è un articolato progetto di Igor Grubić, sviluppato a partire da un’analisi condotta nell'ex-macello di Gorizia, ora impiegato dalla Biolab, azienda che produce alimenti vegani. Il progetto è composto da sequenze video riprese negli ambienti prima e durante la riconversione,
una serie di manifesti, realizzati in collaborazione con Quartiere Intelligente, con domande sospese scaturite dalle immagini stesse, un’intervista video dove Ivan Tavazzi, ex-lavoratore di un mattatoio ed ora attivista per i diritti animali, risponde alla psicoterapeuta Erica Costantini. L’ex macello si fa luogo dell'assenza per eccellenza. In questi spazi sospesi, dove si percepisce il passaggio di ciò che è stato, una sola presenza: la cagna Bjork è l'unico animale non umano ad esserne entrato e poi uscito vivo. Il progetto riflette sulle prospettive nascoste alla vista e gli aspetti psicologici di ciò che accade all'interno delle scatole nere dei mattatoi, e palesa con un tono pacato ma fermo le dinamiche di sfruttamento del mondo animale, alludendo al possibile superamento del conflitto tra animali umani e non umani.


Ivan Moudov
Il video Stones documenta l’installazione di Ivan Moudov nel cortile di Casa Cavazzini, sede della Galleria di Arte Moderna di Udine, realizzata grazie all’inserimento di uno strato di gommapiuma sotto il livello sul quale sono collocati i sassi del giardino interno dell’edificio. Il pavimento risulta così inaspettatamente morbido (il visitatore della mostra è stato volontariamente tenuto ignaro della cosa) e provoca in colui che vi transita uno sprofondamento dei propri piedi di qualche centimetro. Questo spinge i sassolini ad infilarsi tra i piedi dentro la tomaia delle scarpe o, nel caso si usino dei sandali, tra le dita. È questa così per l’osservatore un’ironica presa per il naso e nel contempo è anche un monito a non dare per scontato niente di ciò che vede, sia nella vita di tutti i giorni che tra le pareti di un museo. Più in generale Stones di Moudov rappresenta un manifesto di come l’arte dovrebbe essere: scomoda e in grado di farci vedere il mondo con uno sguardo mai prima sperimentato.


Adrian Paci
Il video di Adrian Paci Inside the Circle inscena, in modo simbolico, i rapporti tra uomo e animale attraverso le figure di una donna e di un cavallo all’interno di un recinto, entrambi nudi l’uno di fronte all’altro, allo stato di natura. L’opera mostra come sia possibile instaurare una relazione tra uomo e animale utilizzando lo sguardo ed il corpo, con il suo codice linguistico arcaico costituito da gesti, movimenti, versi. Inoltre il video – che iconograficamente ricorda la rappresentazione di giovani donne insieme all’unicorno nei bestiari medievali – è metafora poetica delle relazioni tra parte femminile e maschile, poiché allude al contrasto tra la bellezza della donna, centripeta per lo sguardo e l’eros, e la potenza virile simboleggiata dal cavallo, deflagrante ma dispersiva. In una pluralità di prospettive l’opera supera tale immaginario: in una danza primordiale dalle dinamiche di branco emergono l’incontro ed il dominio al medesimo tempo. Il video ha visto la partecipazione di Tiziana Pers e del cavallo Tor De Chirincito, che lei salvò nell'estate del 2009.


Diego Perrone
In Piedi Diego Perrone invita dei bambini a giocare con il proprio corpo, dopo aver incontrato Vincent e Pedro, un asino e una capra da poco salvati dal mattatoio. Ai bambini viene infatti richiesto di dipingersi l’un l’altro le piante dei piedi. Poi, per realizzare ritratti reciproci dei piedi, vengono date loro macchine fotografiche, che, nelle loro mani, diventano instabili, capovolte, tremolanti, ma nel contempo intime e vere come sarebbe un disegno realizzato da essi a matita. In questo modo gioco, fantasia e sperimentazione coincidono, in un’azione che non è concettualmente differente dall’estro creativo che un artista può provare nella sua attività di ricerca. Il focus di questo lavoro non è quindi il riferimento all'animale in sé – sempre presente a se stesso – ma la processualità stessa del lavoro, intesa come progressione di momenti conseguenti ed evoluzione naturale di forme.


Tomás Saraceno
Le opere che costituiscono Expanse NGC by a Tegenaria domestica sono state realizzate da Tomás Saraceno prelevando delle ragnatele abbandonate dal sottotetto della barocca Villa Manin, nelle vicinanze della nicchia del timpano dove sono collocati i meccanismi dell’orologio. In quell’area un ragno della specie Tegenaria domestica ha pazientemente deposto i propri fili costituendo delle strutture perfette, fondendo insieme conoscenze di geometria, di tecnica delle costruzioni, di comportamento e strategia animale. Saraceno racconta così, sotto forma di un prelievo documentativo, le mille abilità di quel ragno, e più in generale l’incanto della natura, capace di costruire delle architetture con dei materiali apparentemente fragili e delicati ma preziosi. Come egli stesso ha scritto, “Il tempo della residenza a Villa Manin è diventato meno un oggetto, un pacchetto (un prodotto). Ha assunto la forma di un segmento di durata, una durata bergsoniana progressivamente tracciata da un ragno in una soffitta. Che gli animali costruiscano architetture per abitare il tempo piuttosto che lo spazio?”.