Arthur Duff. Bodies without points of view

Venezia, Complesso dell’Ospedaletto
maggio ― novembre 2019

Bodies without points of view
Daniele Capra




L’architetto Giuseppe Sardi completò la Scala dell’Ospedaletto nel 1666 con lo scopo di collegare i differenti piani dell’edificio, destinato alla cura delle persone, all’epoca non organizzati razionalmente. Scelse di adottare la tipologia a chiocciola ripensandola, con estro barocco, in forma ellittica. I gradini furono posizionati affogando il marmo direttamente nel muro delle pareti laterali, attraverso una soluzione semplice ma di particolare fascino, che garantisce l’effetto di chiaroscuro degradante con un ritmo geometrico. Da questi stimoli Arthur Duff, la cui pratica artistica è focalizzata sulla scultura e sull’installazione, ha sviluppato un intervento site-specific essenziale ed incisivo, che unisce luce e scultura accentrando l’attenzione del visitatore sulla verticalità della scala. Difatti, l’artista ha evidenziato nello spazio una linea di forza che raduna e conduce lo sguardo dell’osservatore dall’alto verso il piano terra, seguendo il naturale percorso della gravità. Ma la luce e le parole di Bodies without points of view sono anche un riferimento alle cure che qui venivano prestate ai bisognosi: sorto nella seconda metà del XVI secolo, inizialmente l’Ospedaletto ha avuto come missione principale assistere i malati e in seguito anche gli orfani. L’opera di Duff è un rimando intimo a coloro che, nel passato, in questo luogo hanno ricevuto l’attenzione di cui necessitavano. Al contempo è inoltre, in senso metafisico ed atemporale, un riferimento alla fisicità del corpo e al suo costante dissolversi e manifestarsi nello sguardo altrui.