Beatrice von Babel
Under the boat
Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia
aprile — maggio 2022
Sotto una barca capovolta
Daniele Capra
Under the boat raccoglie l’opera di un collettivo di artisti la cui pratica spazia dalle arti visive alla musica, dalla danza alla performance teatrale, fino all’uso non convenzionale di media quali le marionette. Il progetto mirato a mettere in discussione alcune delle convezioni che caratterizzano le mostre, quali la fissità/staticità delle opere, la coerenza tematica e l’autorialità come puro gesto individuale. Under the boat è infatti generata da un processo in fieri a cui agli artisti partecipano mettendosi in relazione al contesto e al lavoro dei colleghi. L’opera di ciascuno è così il frutto di una continua negoziazione tra istanze personali e la logica del pre-esistente, dello spazio, dell’ambiente e delle relazioni interpersonali. L’evento espositivo diventa cioè un campo di possibilità in cui la coerenza progettuale è continuamente sfidata dalla pluralità di approcci, dalla diversità dei media e delle grammatiche espressive. È una libertaria e consapevole anarchia, che si attua in forma partecipativa, responsabile e costruttiva.
Under the boat è la manifestazione pubblica/visibile di un lungo processo di riflessione nel quale gli artisti si sono confrontati in modalità collettiva, riunendosi frequentemente nei propri studi, a Düsseldorf, Bucarest, Venezia e on line. In questo costante dibattito sono emerse le necessità poetiche, i principi e le condizioni esistenziali di ciascuno, ma anche la consapevolezza di una prospettiva comune, altrimenti difficilmente percepibile. Grazie a questa modalità, sempre meno praticata nella nostra accelerata contemporaneità, le opere che sono emerse – siano esse materiali che frutto di processi performativi – non sono delle parole o dei frammenti individuali precipitati in un contesto, quanto invece frasi compiute che costituiscono una narrazione orale e collettiva, la quale costantemente si rigenera. E, come accade per ogni forma non scritta, gli elementi costitutivi sono soggetti a modificazioni, ripensamenti e metamorfosi, che rendono la mostra un percorso non pre-ordinato, ma uno spazio del possibile in costante divenire, in cui può accadere ciò che è realmente inatteso.
Il titolo della mostra fa riferimento all’idea di capovolgimento dello status quo, che rappresenta tanto la condizione di continuo spaesamento/urgenza in cui viviamo, quanto la necessità di rifondare il nostro presente guidati da altre modalità, con criteri democratici e partecipativi: Under the boat allude così alla nostra necessità di risalire sulla barca, grazie allo sforzo di tutti. E, ugualmente, il titolo è anche un riferimento all’architettura della Sala del Camino che ospita la mostra. Lo spazio espositivo, situato nell’antico complesso di SS. Cosma e Damiano, è infatti caratterizzato da una copertura lignea a capriate che ricorda lo scafo di una barca capovolta. Gli artisti e i visitatori sono così accomunati dallo stesso tetto, dalla medesima necessità di immaginare e farsi tramite del cambiamento.
Beatrice von Babel è un collettivo di artisti internazionali che ha scelto un nome immaginario di donna, che si materializza a Venezia per la prima volta come un unico organismo, articolato e democratico. Beatrice von Babel è insieme un network, una piattaforma e un’entità singola che vive in simbiosi e si esprime attraverso differenti media, dalla pittura all’architettura, dalla musica alla poesia, dalla danza alla scultura, opponendosi a ogni forma di protagonismo. Nata idealmente all’epoca di Dante, il suo nome allude ambiguamente all’inestricabile complessità della nostra condizione presente, a un passo dalla catastrofe, ma anche alla possibilità di trovare una guida che indichi una via da percorrere, grazie al contributo di ciascuno. Regina Ionescu, Noemí Morocho, Outis Quartet e Isabella Sponchiado sono la sua voce, che oscilla dal sospiro al grido, dalla musica al rumore. Soya Arakawa, Baptiste Bersoux, Isabella Moro e Ophelia Young tracciano il profilo della sue membra che danzano attraverso la performance, la pantomima e l’uso di marionette. Hede Bühl, Aron Demetz, Irina Matthes, Anca Muresan e Victoria Zidaru, sono il suo corpo sfuggente e avvolgente, le ossa scultoree e la carne pittorica che si insinuano nello spazio espositivo. Matei Contoloru, Clemens Botho Goldbach, Patricia Morocho e Dorin Ștefan sono le sua mani agili che con perizia plasmano la materia e le forme. Florina Drăguș, Masao Nakahara, Alina Petre e Pio Ziltz compongono il tatto di Beatrice e ne espandono la pelle flessibile grazie a cartapesta, gesso, legno, argilla dipinta o ricorrendo a piccoli diorama. Daisuke Ishida e Simina Oprescu rendono udibile il respiro di Beatrice generato elettronicamente. I colori primari e i motivi geometrici di Roberta Curcă, Lost.Optics e le intricate trame di fili di Virgina Toma rappresentano le articolazioni, i tendini e i tessuti interni di Beatrice. Leonard Alecu e Whatisafullstop (Laura Stanciu) alludono alla sua mente pura. Bernd Kastner, Róbert Köteles e Marian Zidaru rendono visibili il tempo interno e gli infiniti dilemmi di Beatrice. I poeti Ștefan Manasia e Olga Ștefan ne costituiscono i sogni, nei quali mescolano desideri e malinconia.