Linda Carrara / Mariteresa Sartori
Espoarte, n. 105, aprile 2019, ISSN 2035-9772
Linda Carrara. Pittura allo specchio
Daniele Capra
La ricerca artistica di Linda Carrara si presenta bifronte come la testa di Giano, rivolgendo lo sguardo, in maniera simmetrica ed antitetica, sia all’osservatore sia allo stesso esercizio della pittura. Il soggetto, la struttura compositiva, i gesti e i processi che costituiscono l’atto pittorico sono nel suo caso indirizzati ad indagare le ragioni più intime dell’azione stessa del dipingere. L’artista convoca cioè la pittura allo specchio e le chiede di riferire di se stessa, attraverso un’analisi caratterizzata dalla scomposizione dei processi in azioni minime nelle quali il pigmento viene distribuito, qualunque esso sia, su una superficie bidimensionale.
Le sue opere su tela, carta, ma anche su legno massiccio sono rivolte a percorrere i confini entro cui la pittura può avere ragioni per esistere, chiedendo all’osservatore di soprassedere ai comodi stereotipi con cui è solito interpretare il mondo per avere in cambio un dubbio concreto e rischioso. La sua pittura diventa così all’istante problema, metapittura e, in ultima istanza, dilemma metafisico.
Mariateresa Sartori. Topologia del segno
Daniele Capra
Una parte significativa della pratica artistica di Mariateresa Sartori è caratterizzata dall’impiego di metodologie per tradurre/trascrivere in forma visiva concetti, stati emotivi, percorsi di cammino effettuati, fenomeni di carattere sonoro (come una canzone, il suono dello sciabordio delle onde, ecc…). Con tale modalità viene attuata un’azione di riversamento su una superficie visibile – frequentemente la carta – di eventi registrati/prelevati nel passato sotto forma di un campionamento, rispetto ai quali l’artista, attraverso il suo stesso corpo, ha una funzione non dissimile a quella del pennino di un sismografo che registra i movimenti tellurici sotto forma di un tracciato, benché l’intensità e l’orizzonte temporale degli eventi siano evidentemente tradotti con una misurazione del tutto soggettiva ed intima.
Il Progressivo. La Quarta Sinfonia di Brahms (2013) nasce dalla definizione che Schoenberg diede al processo compositivo brahmsiano, basato sul costante impiego della variazione, capace di generare progressivamente ulteriori contenuti. L’artista realizza così, ascoltando proprio quella stessa sinfonia, un’opera di grande dimensioni in cui il segno si sviluppa e si dirama come le propaggini di un albero che cresce, in una forte continuità tra interpretazione testuale e vissuto individuale. La musica, nelle pieghe della sua struttura trans-temporale vissuta, diventa così percorso, traccia, fenomeno interiore di topologia del segno.