Nebojša Despotović
Rompere il perimetro

Vulcano Agency, Venezia Mestre
maggio — luglio 2022

Ritrovarsi e perdersi
Daniele Capra




La pittura di Nebojša Despotović, caratterizzata da una forte carica emotiva e da colori scuri e pastosi, è il frutto di un’intensa indagine interiore che spazia liberamente dalle vicende personali alla storia dell’arte, dalla memoria collettiva al sacro, dalla malinconia individuale alla follia. Il suo lavoro, nato da una matrice figurativa, ha progressivamente incamerato modalità gestuali che lo hanno condotto sovente alla liquifazione degli elementi riconoscibili in traccia. Le sue opere sono popolate da una selva di persone reali e personaggi secondari improbabili, i quali si manifestano – come dei fantasmi – in maniera incerta, ondivaga e interrogativa, rivelando la complessità psicologica dei soggetti rappresentati.


Negli ultimi mesi una combinazione di vicende personali e professionali ha fatto nascere da parte dell’artista la necessità di trovare uno spazio, insieme fisico e mentale, in cui raccogliere, riflettere sul proprio archivio personale per riordinarlo e ricavarne dei nuovi stimoli espressivi. Tale archivio è composto di opere già realizzate (alcune già esposte, altre inedite), ma anche di progetti scartati, di lavori non conclusi e altri che sono solo delle tracce invisibili: studi, sia di natura bidimensionale che tridimensionale, in attesa di finalizzazione accumulati in anni di ricerca.


Scopo principale del progetto è rileggere e cercare di capire il senso profondo di tutto ciò che nel lavoro di esplorazione artistica viene accumulato, abbandonato o non finito, apparentemente senza motivo, ma la cui forza si rivela nel nostro presente inaspettatamente gravida di conseguenze. Lavorare sul proprio archivio è per l’artista una forma di autoanalisi riflessiva, in cui si può in cui meditare e analizzare in profondità il proprio operato sviluppando ulteriormente la propria ricerca, grazie a un sguardo rivolto ai propri percorsi e alle tracce espressive abbandonate.


L’artista ha portato avanti una selezione dei materiali realizzati nell’ultimo decennio alla ricerca delle potenzialità espressive ancora latenti rese manifeste dal distacco, dalla cesura temporale ed emotiva tra il momento in cui si sono manifestate e l’oggi. Riprendere possesso visivo del proprio archivio, riguardare e ricombinare gli elementi negli enormi spazi del padiglione Antares – dove è possibile vedere un’enorme quantità di materiale simultaneamente con un unico sguardo – è stato per Despotović una forma di introspezione visiva sul proprio operato: un percorso per capire ciò che si ha lasciato alle spalle e rendersi conto dei passi che si sono compiuti. Ma anche un’occasione per immaginare la direzione verso cui evolversi e, dopo essersi persi negli abissi, di nuovo ritrovarsi e perdersi nel presente.