Nelle selve non più belve

Vulcano Agency, Venezia Mestre
Rave Residency, Manzano
febbraio ― marzo 2022

Nelle selve non più belve
Daniele Capra




Nelle selve non più belve raccoglie gli esisti della collaborazione tra RAVE Residency e gli artisti dell’Atelier F dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Il progetto è costituito da due mostre che raccolgono nel complesso oltre un centinario di nuovi lavori su carta di una cinquantina di artisti.


Le opere, sia disegni che di natura pittorica, nascono dalla ricerca degli artisti a seguito degli incontri seminariali avvenuti presso Vulcano durante la seconda edizione del workshop Extra Ordinario e nei mesi successivi, mirati a riscrivere – a partire dagli stimoli forniti dalla Divina Commedia – l’immaginario animale con un nuovo e diverso sguardo post umano. Nelle selve non più belve muove dall’idea dantesca della selva oscura e propone un capovolgimento della prospettiva interpretativa antropocentrica: non è più un luogo di smarrimento popolato da “belve” selvagge e feroci, ma un nuovo spazio di libertà per immaginare gli animali non umani, attraverso la pittura e il disegno, per come essi realmente sono. Allo stesso tempo il titolo allude alla violentissima perdita di biodiversità causata dalla presenza antropica, che sta delineando i tratti di una vera e propria estinzione di massa.


Nella Commedia la presenza degli animali è ricorrente e variegata. In linea con la sensibilità espressa dai bestiari medievali – che eredita molta parte della tradizione moraleggiante greco-romana, aggiornata poi con i contenuti di natura religiosa del cristianesimo – l’animale è impiegato in modo essenzialmente simbolico e risulta funzionale a raccontare vizi e virtù tipici degli uomini. Nella finzione letteraria nel viaggio oltremondano Dante si imbatte con loro in prima persona, ma molto spesso la loro presenza che si manifesta grazie all’uso di similitudini, metafore o allusioni. Gli animali vengono così impiegati in chiave fantastica per suggerire vizi e delineare figure mostruose o demoniache, ma anche come esempio di moralità e di virtù. Le opere de Nelle selve non più belve invitano l’osservatore (ossia l’animale umano) a reimmaginare l’animale non umano, riscrivendone visivamente la presenza in chiave biocentrica e liberandoli dai pregiudizi ideologici e comportamentali, ma anche dalle letture morali cui sono stati relegati nei secoli, anche nel linguaggio quotidiano. In questo modo si restituisce loro l’identità originaria, rendendoli sovrani del proprio naturale comportamento, senza l’invadenza di una visione che, più che dello loro animalità, parla di noi umani.