Officina Malanotte
Thomas Braida, Beatrice Meoni, Nazzarena Poli Maramotti, Chris Rocchegiani, Alessandro Roma

Bonotto Delle Tezze, Vazzola
maggio — luglio 2022

Il progetto
Daniele Capra




Officina Malanotte è un progetto di arte contemporanea e di riattivazione di uno spazio industriale costituito da una residenza per artisti. L’iniziativa è ospitata in una ex officina meccanica, proprietà dell’azienda vitivinicola Bonotto Delle Tezze, situata nell’area di Tezze di Piave, un piccolo centro nella provincia di Treviso incastonato nella pianura del Piave circondato da cantine e vigneti. L’iniziativa ha visto coinvolti Thomas Braida, Beatrice Meoni, Nazzarena Poli Maramotti, Chris Rocchegiani e Alessandro Roma, i quali hanno trascorso tre settimane dando vita agli spazi industriali trasformandoli nel proprio studio.

Il nome Officina Malanotte fonde insieme la storia industriale dell’edificio e il toponimo di Borgo Malanotte, suggestivo nucleo del paese di Tezze di Piave in cui sono tuttora vive le tracce della storia rurale degli ultimi secoli. Lo spazio di lavoro è costituito da un capannone essenziale edificato nel periodo del miracolo economico, abitato ancora da tanti reperti dell’era industriale disseminati nello spazio. La costruzione, un’ex officina meccanica per trattori e attrezzature per l’agricoltura, è stata per un ventennio un relitto della civiltà delle macchine e del lavoro nel Veneto post-industriale: ciò che rimane di un mondo alle nostre spalle, uno spazio che racconta storie di fatica, aspettative e immaginari ora distanti. L’ex officina è un luogo segnato dalla storia del lavoro, dall’odore di olio e grasso, con un gli uffici rimasti cristallizzati come negli anni Ottanta e un magazzino abitato ancora da migliaia di ricambi di parti meccaniche. È la storia del Veneto industriale dagli anni del boom, del lavoro affannoso a testa bassa, rimasta sospesa nel tempo.

Ma non è solo un luogo che spinge a guardare indietro, poiché, sorprendentemente, il capannone trasmette ancora il desiderio di fare, lo slancio per proiettarsi oltre le secche del presente. Alla ricerca di un senso e di ragioni che ancora sfuggono, ma su cui non bisogna smettere di interrogarsi. Con questa visione il progetto ha coinvolto cinque tra gli artisti più significativi del panorama artistico italiano, dando loro l’opportunità di condurre liberamente la propria ricerca nello spazio e, insieme, di riattivare un luogo abbandonato, contribuendo a reinserirlo nel flusso del presente.

Nel loro lavoro gli artisti si sono lasciati guidare dagli stimoli ricevuti dentro e fuori l’officina, dai trattori e dalle tante componenti meccaniche conservate nello spazio, ai luoghi storici dalla grande arte visitati nei dintorni, quali la palladiana Villa Maser con gli affreschi del Veronese o la suggestiva Tomba Brion progettata da Carlo Scarpa. Ma ugualmente sono entrate nelle loro opere le ansie e le tragedie della nostra attualità, dalle urgenze climatiche e meteorologiche alla guerra in Ucraina, nel continuo alternarsi di distruzione e necessità di vita. Hanno così preso forma nelle opere di Thomas Braida i trattori conservati nello spazio, ma anche delle nature morte con componenti meccaniche, fiori e frutta, insieme alla grande tela raffigurante l’acciaieria Azovstal di Mariupol, nata dalla necessità del pittore di trasfigurare in modo inatteso la tragedia quotidiana della cronaca. Beatrice Meoni ha ricombinato pittoricamente sulla superficie gli stimoli visivi derivanti dal magazzino, percepito dall’artista come una sorta di museo paleontologico, ma anche pezzi di corpo, frammenti di poesia e segni personali della propria presenza nello spazio, nella forma di un autoritratto. Nazzarena Poli Maramotti ha creato dei paesaggi a partire da alcuni dettagli di un’anonima stampa recuperata dagli uffici, resa pura pittura in un vorticare di colore, di tocchi, di materia stratificata, in cui la figurazione sembra quasi liquefarsi. Il polittico realizzato a olio e ricamo da Chris Rocchegiani scaturisce dalla consapevolezza della forza distruttrice della natura, stimolata da una forte grandinata accaduta durante la residenza (che ha raso al suolo il raccolto di un vigneto), ma anche dalle forme animistiche di religiosità popolare che cercano una possibile mediazione. I lavori di Alessandro Roma nascono dallo stimolo visivo dei fiori ornamentali finti e dei vasi di ceramica usati come soprammobili conservati negli uffici, che sono stati riportati liberamente sulla superficie colorata e in un libro d’artista in un continuo sovrapporsi di pennellate vitali e vibranti, in cui trova posto anche la grande quercia secolare nella tenuta Bonotto, diventata protagonista di una fantasiosa elegia notturna.





Gli artisti


L’opera di Thomas Braida è il frutto di una fantasia iperbolica e di uno stile eclettico che gli consentono di rappresentare le situazioni più disparate con un gusto paradossale e un’ironia spesso evidenziata dai titoli. Nei suoi dipinti – popolati da uomini, animali e personaggi borderline – si mescolano alto e basso senza soluzione di continuità. Vicende personali, cultura popolare ed episodi narrativi ripresi dall’iconografia classica si combinano con risultati narrativi e pittorici sorprendenti.

La pittura di Beatrice Meoni è caratterizzata da una figurazione minimale in cui il corpo umano e gli oggetti rappresentati si mostrano e si nascondono nello stesso tempo. Dettagli anatomici, suppellettili e ritagli di mondo si alternano vorticosamente sulla superficie, grazie a colori puri, opachi e pastosi, e a un segno scarno e potente che allude in maniera sintetica e silenziosa alla realtà.

La ricerca di Nazzarena Poli Maramotti è basata sulla pratica della pittura e, recentemente, sulla ceramica. Il paesaggio e i soggetti vegetali sono ricorrenti nelle sue opere su tela, che sono sovente dotate di una carica sensuale e di un alone di mistero costruiti grazie a un uso conciso del colore, a pennellate fluide e vaporose, e a un gesto pittorico misurato ma vigoroso.

Nelle opere di Chris Rocchegiani si mescolano linguaggi pittorici e soluzioni esecutive differenti, che spaziano da parti gestuali, informali e sintetiche, a sezioni liriche in cui la forma è scomposta e visivamente aperta. Nelle sue tele elementi figurativi riconoscibili si sovrappongono a parti più libere, silenziose, anarchiche e tormentate.

La pratica artistica di Alessandro Roma è caratterizzata da un approccio multidisciplinare che lo ha condotto a esprimersi attraverso la pittura (su tela, carta, tessuto e muro), la ceramica e il libro d’artista. Nelle sue opere elementi visivi floreali e vegetali si combinano a sezioni più libere in cui si percepiscono gli echi figurativi del paesaggio e del mondo animale, dotati di un’inattesa mistica vitalità.