Officina Malanotte
Paolo Pretolani, Fabrizio Prevedello, Eleonora Rinaldi, Giorgia Severi

Bonotto Delle Tezze, Vazzola
maggio — luglio 2024

Officina Malanotte
Daniele Capra




Officina Malanotte è una residenza artistica che ha visto per tre settimane Paolo Pretolani, Fabrizio Prevedello, Eleonora Rinaldi e Giorgia Severi lavorare nella tenuta e nei locali della cantina Bonotto Delle Tezze. Il progetto è un laboratorio nato per coniugare le logiche del territorio, la cultura e il mondo del vino con le capacità di sperimentazione e contaminazione proprie del linguaggio artistico contemporaneo. Officina Malanotte è infatti un’esperienza di arte e convivenza mirata a valicare i confini fisici della tenuta in dialogo con i luoghi, la famiglia Bonotto e la comunità di Tezze di Piave. Alla fine di questo percorso è stata realizzata una mostra in cui le opere realizzate dagli artisti sono state disseminate in diverse zone che circondano il cortile centrale della tenuta e negli spazi di lavoro dell’azienda

La pittura di Paolo Pretolani è caratterizzata da una fascinazione per il mondo animale, di cui l’artista evidenzia con una forte carica surreale la varietà, l’irrefrenabile vitalità, le sorprendenti stranezze e la forte tensione erotica. I suoi dipinti sono contraddistinti dalla compresenza di disegno lineare e di forme definite da colori dai toni delicati, lirici e ariosi, che frequentemente vengono distribuiti sulla superficie della tela in maniera indiretta, ricorrendo a delle impronte realizzate a monotipo. Il cielo e ciò che accade nell’aria – sopra la nostra testa e lontano dai nostri occhi – sono stati il punto di partenza delle opere realizzate in residenza. Nelle sue tele soggetti di ordine naturale come gli uccelli si alternano a manufatti antropici, come antenne per le telecomunicazioni e aerei militari, e a elementi prettamente di fantasia, come degli ironici dischi volanti che sembrano ammucchiarsi nell’aria come delle tartarughe che giocano sulla sabbia del mare.

Nelle opere di Fabrizio Prevedello si alternano liberamente materiali quali marmo (spesso di risulta), metallo, cemento e gesso. La sua pratica artistica, essenzialmente di natura scultorea, nasce da un interesse sia per gli elementi del paesaggio naturale montano che per i materiali e le modalità costruttive tipiche dell’architettura. Nei suoi lavori trovano così traccia sia le suggestioni dell’ambiente montuoso, dei boschi e delle cave di estrazione del marmo, che quelle delle forme antropiche grazie a cui gli uomini costruiscono, dispongono e modificano lo spazio. Le sue opere sono frequentemente delle costruzioni additive, aggregati in cui i materiali vengono combinati in forma progettuale, a partire dalle loro caratteristiche tecniche e la loro significatività visiva. Senza titolo (286), è una scultura tripode dotata di piedi di gesso, che quando viene spostata bascula sulle gambe generando una traccia sul pavimento. È un’opera tridimensionale che produce un disegno effimero destinato a dissolversi. Senza titolo (154) è una scultura che accresce le proprie dimensioni, dato che, ogni volta che viene collocata in un luogo, subisce un incremento dovuto al cemento a presa rapida con cui viene fissata alla superficie. È stata collocata in tre luoghi differenti dell’azienda (il cortile, la quercia e, come ultimo, un muro della nuova cantina), documentando nella sua stessa materia gli effetti del proprio errare.

La pratica artistica di Eleonora Rinaldi è basata sul disegno e sulla pittura su tela. I suoi dipinti sono caratterizzati da una figurazione essenziale, lineare e vellutata, contraddistinta da forme sintetiche e antidescrittive. Nelle sue opere, dalla spiccata verve cromatica, i colori sono spesso combinati in maniera contrastante, antinaturale e anarchica, con modalità libere e viscerali che ricordano la pittura sovversiva praticata dai Fauves. Tale tensione antinaturalistica contribuisce a creare nei suoi lavori una forte carica magica e un’atmosfera metafisica di vaporosa sospensione. La figura umana e gli animali nel paesaggio sono i soggetti ricorrenti dei suoi dipinti, nei quali i corpi sono in una condizione libera di nudità e coerenza emotiva al contesto naturale in cui sono immersi. Le opere realizzate in residenza sono caratterizzate dalla presenza del doppio, sia nella forma di due persone in stretta relazione, che in quella di una ragazza che scruta e si guarda nello specchio, che è presentato in due versioni: la prima come disegno su tela dipinta, la seconda come olio, entrambe immerse in un senso di intrigante mistero.

La pratica artistica di Giorgia Severi nasce da un interesse verso l’ambiente, il paesaggio e le relazioni tra natura e presenza umana, che esplora in maniera interdisciplinare attraverso la scultura, l’installazione, il frottage, la pittura e il video. I mutamenti climatici ed ecologici dovuti all’antropizzazione, l’estinzione delle specie e la perdita delle biodiversità sono i temi della sua ricerca, in cui spesso l’artista agisce in prima persona mettendosi in diretta relazione con i contesti ambientali e le realtà socioculturali del luogo. Nel lavoro condotto in residenza l’artista ha tinto svariate vecchie lenzuola di cotone, messe a disposizione dalle famiglie di Tezze, con dei colori estratti da alcuni elementi del paesaggio quali fiori, cortecce, vino prodotto dalla cantina Bonotto. Tali opere rappresentano una sintesi non ordinaria del luogo, ne sono un distillato che ne veicola concettualmente i tratti geografici e antropologici nella forma anomala di un’opera su tela. Similmente Severi ha realizzato dei frottage ricalcando le piante di vite carménère e della vecchia quercia, che negli scorsi mesi si è dovuta abbattere, testimoniando una vita ancora in essere e una che continuerà nella memoria della famiglia.


L’edizione del 2023 e del 2022.