Sovrimpressioni*
Villa Brandolini, Piave di Soligo
novembre 2021
Pile di carta da lucido da spostare senza guanti
Daniele Capra
Le immagini, le esperienze, la conoscenza, il dolore, le idee, i profumi, le sensazioni. La realtà si deposita sopra e dentro il nostro corpo per sovrimpressione, attraverso gli occhi e sulla nostra pelle, che è un’estensione dei nostri organi rivolta all’esterno. Facciamo delle copie personali, interne e soggettive della realtà, che conserviamo in maniera apparentemente fedele. Ciononostante poi ci capita di manipolarle, per nostra inconsapevole volontà, o a causa delle alterazioni della chimica del nostro corpo, dovute talvolta alla corrosione del tempo e di agenti patogeni, talora ai nostri personali desideri di evasione.
Ciononostante, incessantemente, costruiamo pile di impressioni. L’una sopra l’altra, depositate su una carta da lucido sottilissima che ci permette di vedere in trasparenza, ma anche di associare in maniera imprevista elementi a caso del nostro magazzino. È un deposito enorme, che conosciamo solo noi, consapevoli che certi fogli non saranno facilmente accessibili, mentre altri li abbiamo spesso tra le mani, al punto da essere ormai sciupati dall’uso. Frequentemente capita di scordarci di zone intere di tale archivio, e solo un’occasione fortuita potrebbe condurci a ritrovare quell’ammuffita registrazione impressa chissaddove, di cui sinceramente non ricordavamo l’esistenza, e che inevitabilmente ci apparirà difforme da l’idea che ne avevamo. Tanto più perché, fisicamente, ogni foglio da lucido è collocato sopra a un altro, e ogni impressione risulta condizionata da quelle precedenti, poiché, seppur flebilmente, le superfici sono attraversate dalla luce.
Col tempo molte delle registrazioni si macchiano, diventano poco leggibili, o si rovinano per colpa delle impronte delle nostre dita causate dai ripetuti movimenti. Siamo dei bambini che copiano un disegno ricalcandolo con la carta carbone, e che irrimediabilmente finiscono per sporcarsi o spiegazzare i lembi dei fogli. Siamo degli impiegati inefficienti che ordinano le proprie sensazioni, e la burocrazia della sovrimpressione è micidiale, tanto più perché la tassonomia generale e la nostra volontà sono quasi sempre imperscrutabili e in contraddizione, cioè al di fuori della logica di un qualsiasi archivio di cui prendersi cura.
Carte da lucido su carte da lucido, polvere, umidità, disegni di polvere su segni di matita, la nostra identità, e quella dell’ambiente che ci circonda che continuamente modelliamo, risulta un enorme groviglio di scritture, di stratificazioni che si sono accumulate senza che ce ne accorgessimo. Uno smisurato deposito, confusionario e con scarsa illuminazione, che conserva elementi difformi e spesso discordanti, che vanno continuamente ricombinati, talvolta per brevi traslochi momentanei, o, al contrario, per lunghe trasferte. Un costante riordinare di impressioni su impressioni che crea disordine. Un continuo spostare di pile di carta da lucido fragilissima e invecchiata senza mai usare i guanti. Un incessante lisciare, a mani nude, pieghe e orecchie di fogli, il cui contenuto risulta di volta in volta sempre più sporco, sempre più sfocato, sempre più inattendibile.
Pile di carta da lucido da spostare senza guanti, voce Vitaliano Trevisan